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una tipica parlata canavesana
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Descrizione del montalenghese

La mia professione era un'altra, quella cui ho dedicato le mie migliori risorse, fino a che il cambio di abitudini nella comunicazione epistolare (in particolare la posta elettronica) non mi hanno costretto a cambiare. Ero abituato a compilare saggi sulla corrispondenza scolastica, opuscoli con consigli su come scrivere agli amici lontani, circolari. Ma frequentavo varie lingue, per poter parlare agli insegnanti stranieri (per i quali lavoravo) nella loro. Le lingue non erano solo un mezzo per me, erano anche un modo per viaggiare nella cultura altrui e una passione per esse stesse.

L'idea di scrivere una «grammatica del montalenghese» mi era balzata in mente da ragazzo come qualcosa di ridicolmente originale. Ma, invecchiando, ci si riavvicina alle proprie origini. Mi iscrissi ad un corso di lingua piemontese e dopo qualche tempo mi incuriosii sulla mia prima lingua, la parlata di Montalenghe. Per pura curiosità mi interrogai sul suo sistema vocalico, che è particolarmente ricco. Approfondii questo argomento, mi documentai e finii per scrivere appunto quella «grammatica del montalenghese».

Ma non era una grammatica prescrittiva, come quella del Brero, che mi ero comprato e studiato. Era un saggio descrittivo e aveva anche delle ambizioni scientifiche e di approfondimento. A Montalenghe, il Comune mi incoraggiò a scrivere questo lungo lavoro, ma dovetti infine pubblicarlo a mie spese (un po' come quando ti invitano a pranzo e poi non trovano il portafogli). Stampato su carta usomano di qualità, in formato 210 × 130 (proporzione aurea), ha 320 pagine in carattere Times 11/12.

Lo presentai a Montalenghe il 12 dicembre 2008 in una palestra gremita di compaesani curiosi di vedere cosa avevo scritto. Mi sorpresi nel vedere che non si annoiavano e ancor più mi sorpresi nell'udire che si erano divertiti. Il libro era offerto in omaggio ma accettavo offerte «pro autori bisognosi». Tuttavia non sono ancora arrivato a recuperare che quasi la metà delle spese.

Articolo su La Sentinella del Canavese (18.12.08)
Articolo su La Gazzetta del Canavese (17.12.08)
Articolo su Piemontèis ancheuj (ottobre 2009)

Prevedevo di donare il libro a qualche biblioteca ma volevo girare alla larga dall'ambiente universitario, per non giungere alle beffe (dopo il danno). Poco dopo, però, mi resi conto che il grande filologo Giuliano Gasca Queirazza (purtroppo scomparso nel 2009) aveva ricevuto il mio libro da una sua allieva di Orio Canavese. Conoscevo il professore per aver frequentato un suo corso quando ero studente, mi feci coraggio e gli parlai persino del mio progetto sui dialetti canavesani. Il professore mi incoraggiò e visitai alcuni colleghi suoi. Fra i quali, in particolare il prof. Tullio Telmon. ordinario di dialettologia, che mi diede buoni consigli e ancora, all'occasione, me ne elargisce.

Qui di seguito copio quello che sta scritto sul retro del libro:

--- Descrive in modo completo e scientifico, ma non specialistico, il nostro canavesano (il quale racchiude, più di ogni altro fenomeno tramandabile, la nostra cultura millenaria).
--- Fornisce documenti e letture in lingua sulle nostre tradizioni.
--- Offre un’analisi fonologica che nessun’altra grammatica piemontese possiede.
--- Contiene un lessico di 7000 vocaboli.
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Comprende elementi della storia del piemontese (quello comune e il montalenghese).
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Usa l’ortografia ufficiale omologata dalla Regione Piemonte e la trascrizione fonetica della International Phonetic Association.

(Livio Tonso)

Chi è interessato ad avere il libro mi scriva: livio@canavesano.org (basta puntare sull'indirizzo).

 

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